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 SINTESI

Percorso:

 

  • partenza da lago d’ANTORNO m.1866. Parcheggio: 200 mt prima del lago (venendo da Misurina) deviazione a dx su sterrato ;
  • rifugio FONDA SAVIO  m.2367 – segn.115 - T 1,30 ;
  • attacco ferrata MERLONE m.2510 -  segn.112 – T 30’ ;
  • cima CADIN di NORD-EST  m.2788 – T 1,30 h ;
Ritorno: 
  • stesso percorso d’andata T 2,30 h
Totale: 
  • T 6 h                                        Dislivello: m.922  (ferrata m. 278)                                                    Difficoltà: E-EEA

 

L'ASCESA 

Il sentiero 115 che ci porta al rifugio Fonda Savio è uno dei più conosciuti e frequentati delle Dolomiti. Meritatamente, e per questo Vivislow gli dedica un articolo a parte. Se poi si

vuole un po’ più di solitudine, oltre il Fonda Savio non c’è che l’imbarazzo della scelta, tra sentieri (Durissini e Bonacossa in primis), crode e ferrate. Come la Merlone, che sale alla Cima Cadin di Nord-est visibilissima dal rifugio, sul versante opposto del Cadin del Nevaio (segn.112 vs. forcella del Nevaio, dopo circa 20’ deviazione a sx).

Si tratta di ferrata super-assistita: resta aperta la discussione sulla opportunità di tale scelta. Sarebbe da classificare tra le ferrate più difficili, per verticalità e dislivello: in virtù di quella scelta diventa di media difficoltà. Meno impegnativa, più divertente. Assolutamente da non sottovalutare, se non altro per l’esposizione di quella grande parete rocciosa iniziale (200 metri) che si sale costantemente con il vuoto sotto i piedi.  Tra le corde metalliche dei traversi e le scale verticali, sono ben poche le possibilità di mollare la presa. Attenzione quindi agli incroci, inevitabili quando la via di salita e discesa è unica. E attenzione alla caduta sassi dal settore superiore sassoso e detritico, anche se il rischio è stato limitato dal posizionamento di barriere parasassi.

Insomma, il consiglio è di evitare la salita nei periodi di maggior affluenza. Anche perché l’occasione è davvero unica e l’emozione da vivere appieno, senza stress e prendendosi tutto il tempo che serve.

Si è detto di un piano superiore, sì perché c’è un sopra, diverso. Siamo ai 2 terzi circa della salita e, superato il grande bastione roccioso, si entra in un’ampia terrazza detritica che pare un Cadin aereo. Lo si attraversa per tracce di sentiero fino ad attaccare la salita finale, tra rocce e roccette, seguendo i bollini blu. Ma ormai si vede la cima.

 Cima Cadin di Nord Est, 2788 metri, siamo davanti alle Tre Cime da pari a pari. Ma la vista arriva ben oltre, in tutte le direzioni, come è immaginabile. Nelle giornate limpide anche al mare. Senza indulgere alla retorica, emozione e meraviglia a 360°.

Queste Dolomiti Orientali, per il fatto che le vallate sono più aperte e i perimetri più estesi, sono una miriade di nomi, di gruppi e di cime, famosi e non. Tre Cime, Cristallo, Croda Rossa, Tofane, Pelmo, Civetta, Antelao, Marmarole, Popera , i Cadini stessi…. E tutto il resto. Da riempire i libri.

 Dalla cima (da qualunque cima) non scenderesti mai. Eppur si deve. Coi tempi giusti per cogliere altri aspetti suggestivi quando il sole comincia a calare e giochi di luce si succedono tutt’intorno, tra i Cadini e oltre.

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    incrocio di vie: bollino blu per la Ferrata Merlone

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    la partenza dal Fonda Savio

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    a sx la cima Cadin di Nord Est: tra 2 ore saremo lassù!...

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    il Cadin del Nevaio con le cime Cadin di s.Lucano e Eotvos. In basso a sx inizia la ferrata Merlone

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    la prima salita, la ferrata 10 mt. più sopra

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    la partenza, la dedica

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    ci si innalza: le Tre Cime

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    Cima Grande e Piccola di Lavaredo

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    la prima parte: ferrata un po’ troppo….

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    traverso con vista

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    il vuoto sotto i piedi

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    incroci aerei di scale….

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    ….e corde

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    verticalità

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    traverso orizzontale in massima esposizione

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    ingresso nel catino superiore, alla sommità della parete

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    barriere parasassi

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    un’indicazione per tutti

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    l’ultima salita

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    cima occupata!

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    in cima ognuno è fotografo dell’altro

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    le Tre Cime, da pari a pari

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    manca una croce....

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    panoramica con Dolomiti di Sesto e sullo sfondo alpi austriache

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    idem, da sx monte Piana e Picco di Vallandro, Baranci e Cima Ovest Lavaredo

 

LA DISCESA (col sole calante)

Abbiamo fatto una scelta. Non ci siamo dilungati in particolari tecnici relativi alla salita, peraltro notevolmente semplificata dalla presenza continua di supporti (scale e corde). Preferiamo dare spazio invece alle fotografie e alla luce, in particolare al pomeriggio quando il sole illumina le cime e le ombre si allungano nel fondo del Cadin del Nevaio.  

Si sa che in discesa occorre ancor più attenzione che in salita ma per fortuna dov’è più verticale non c’è più nessuno e qualche acrobazia con la macchina fotografica è possibile. Mettere i piedi a terra comunque è un bel sollievo. Cambia l’obiettivo:  una birra! Il Fonda Savio non è lontano.

Guardare a ritroso la montagna appena salita dà sensazioni irripetibili: così ci pare di non averla mai vista. Anche la birra mai così.

Intanto un faro di luce illumina la Cima, e poi, via via che si scende, la torre di Wundt e il rifugio stesso…. Bellissimo, evitare i superlativi proprio non si può.

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    cambia la luce, inizia la discesa

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    Fonda Savio e Torre di Wundt

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    i Cadini dei Tocci e di Rinbianco, dal terrazzo superiore

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    riflessioni profonde

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    fotografie in sicurezza

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    spettacolo di luci e ombre

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    non manca l’assistenza, ma resta l’emozione

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    ombre lunghe sul cadin del Nevaio, si tocca terra!

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    attraversato il Cadin, in alto a dx la forcella del Nevaio

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    si torna al Fonda Savio

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    le Cime illuminate dal sole

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    l’ultimo sole sulla Cima Cadin di Nord Est……

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    …..sulla Torre di Wundt

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    …. sulle Cime del Cadin dei Tocci

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    Cadini e ferrata Merlone in una panoramica più ampia (da Val Rinbianco)

 

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IL PERCORSO

Sentiero segnavia n.117      Difficoltà: EEA, moderatamente difficile 
Per Forcelle... di Misurina (m.2395), del Diavolo (m.2380), di Rinbianco (m.2176), di Longères (m.2288) Dislivello: m.624 (ma occorre tener conto dei numerosi saliscendi)
Rifugi di appoggio... Col de Varda (m.2115) - Fonda Savio (m.2367) – Auronzo (m.2320) Tempo di percorrenza: 5 - 5,30 h a cui aggiungere 1h dal parcheggio del lago a Col de Varda (segn.130) e 1,30 h  da rif.Auronzo al parcheggio
Attraverso i Cadini... della Neve, dei Toci, del Nevaio, di Rinbianco e di Longères. In alternativa: salita in seggiovia, ritorno al lago di Misurina in bus (o autostop).

                           

Il percorso attraverso i Cadini non presenta particolari difficoltà ma la sua lunghezza, il continuo saliscendi, l’esposizione in alcuni tratti, in altri l’instabilità del terreno consigliano adeguato equipaggiamento (opportuno imbrago+casco), preparazione e prudenza. Per ogni evenienza il percorso ha il grande vantaggio di consentire diverse vie di fuga (o di entrata) per ognuno dei Cadini che si attraversa: una flessibilità che si presta a diverse combinazioni, per tutte le esigenze.

Versante ovest: da dx Cadin della Neve, dei Toci, di Rinbianco


I Cadini com’è intuitivo sono ampi avvallamenti a forma di catini (ciadin, nel dialetto locale) aperti a valle e collegati da quegli angusti passaggi tra le rocce che sono le forcelle (forzèle). Nel loro insieme i Cadini di Misurina rappresentano uno dei gruppi dolomitici più spettacolari per la lunga serie di crode, torri e campanili sull’orlo di ghiaioni bianchissimi. Ancora più suggestivi quando affacciano tremolanti nell’acqua increspata del lago.Il lago è una perla che, nonostante i danni portati da un’antropizzazione eccessiva, non ha perso la sua magia, coi suoi tanti riflessi quanti i boschi e le cime che lo circondano, cangianti secondo luce e stagioni. Un paesaggio fiabesco, e infatti non mancano fiabe e leggende sull’origine di tanta bellezza: lo specchio delle Fate, la principessa Misurina, le lacrime del re Sorapiss…. Si è quasi tentati di credere.
Certo non è da fiaba l’assalto mordi e fuggi dei mesi estivi. Allora è meglio andar per Cadini….

Per avere un’idea di quel che ci attende ecco una panoramica dei Cadini da attraversare  lungo il sentiero Bonacossa, ripresi da altre angolazioni in giornate diverse.   Come si vede occorrono più foto a testimoniare la lunghezza, varietà e bellezza del percorso: una entusiasmante cavalcata a tappe.

     Versante est : Cadin del Nevaio e val di Campedelle 

LE TAPPE

 1. Rifugio COL DE VARDA (2115)- forcella MISURINA (2395),  45'

Una confessione: siamo saliti al Col de Varda in seggiovia, risparmiando 359 m. di dislivello. Ne vale la pena, per quel che ci aspetta….
Un caffè al rifugio ormai storico (la stessa famiglia da più di 50 anni, una garanzia) e via, si parte.

 

 

 

 

  Al Col de Varda (2115m.), davanti al Cristallo. Una partenza dolce..

Il sentiero 117 taglia le ghiaie sotto la Cima Cadin di Misurina fino alla prima tappa, la forcella Misurina  (2395m.).
Tutto ben visibile, con difficoltà (relativa) solo nell’ultimo tratto quando il sentiero s’inerpica rasente le rocce lungo un canalone detritico comunque ben assistito da cavo metallico fino alla forcella.

 

 

.  Prima tappa: da Col de Varda alla forcella Misurina 


2. Forcella MISURINA - Forcella del DIAVOLO (2380)  1,30 h

Come succede in ogni forcella, la vista si sdoppia: cambia la scena. Alle spalle il percorso fatto, davanti uno scenario tutto nuovo di crode e campanili (anche le Tre Cime sullo sfondo).

In basso il Cadin della Neve.

Cambia la scena, non lo spettacolo. Qualche foto e già con lo sguardo si prepara la discesa.

 

 

 

 

                                           Sali-scendi da forcella Misurina

 

La discesa verso il Cadin della Neve (2250m.) è piuttosto ripida e insidiosa, attrezzata nei punti più esposti fino a incrociare a fondovalle il sentiero 118 che sale dal lago verso la forcella della Neve.  
  Il sentiero 118, verso la forcella della Neve   
. 
Il 117 continua sul versante opposto in direzione forcella del Diavolo. Salita faticosa, agevolata da scalette e corde quando il sentiero si stringe tra  pareti incombenti sotto la Cima Cadin di Nord Ovest e la svettante Torre del Diavolo. 
                               Il sentiero Bonacossa (117) verso forcella del Diavolo 

 

 
  Torre Leo e torre del Diavolo, sulla forcella omonima

Il passaggio in forcella è pura emozione. Incredibile la vista in una direzione e l’altra: quella a ritroso sul Cadin della Neve e il suo tridente di guglie è spettacolare, ma lo scenario che abbiamo davanti è da togliere il fiato.
Siamo sul bordo di un altro Cadin (dei Tòci), quello che risale dal lago d’Antorno verso il Fonda Savio.
Ma oltre il catino c’è il mondo, una sfilata di dolomiti da riempire un libro, di montagna e non solo, se pensiamo alla Storia, col monte Piana prospiciente. L’ossimoro delle Dolomiti: un teatro di guerra in paesaggio da fiaba.

Difficile da descrivere quel che si vede, soccorrano le foto.
    Il tridente di guglie del Cadin della Neve, i giochi di luce

 

  
 In primo piano la Torre di Wundt e la catena che sovrasta il Cadin dei Tòci …    Il monte Piana, per ricordare  
Alle spalle incombono le Tre Cime…. 
  …. il resto è un meraviglioso corollario.  


3. Forcella del DIAVOLO- rifugio FONDA SAVIO (2367- 45’)       
    

La discesa ripida e su terreno spesso instabile merita attenzione e prudenza. Verso il fondo del canalone si passa sul versante dx attraversando un nevaio spesso presente anche in estate per risalire tra grandi massi alla base del Pianoro dei Tòci. Aggirato lo sperone il rifugio Fonda Savio è poco più sopra, visibile.  

   
Dal rifugio una nuova luce e prospettiva (a ritroso) invita a nuove foto: è il bello della montagna, pur uguale ma sempre diversa.
  Da sinistra il Torrione Alvise e Castello Incantato, Pianoro dei Toci, Forcella e Torre del Diavolo La Torre del Diavolo, la discesa dalla forcella
Il Rifugio Fonda Savio (m.2367). Se per qualunque ragione s’intendesse interrompere la traversata, questa è l’occasione. Siamo a metà strada (circa) e un comodo sentiero (115) ci può riportare a valle. In ogni caso una sosta è opportuna: qui c’è storia, cucina e scenari meravigliosi, in posizione straordinaria tra il Cadin dei Tòci e il Cadin del Nevaio con relativo corredo di cime, vie di accesso e traversate. Tante buone ragioni per dedicare al rifugio un capitolo a parte: per questo rimandiamo a Vivislow- Rifugio Fonda Savio.  
Rifugio Fonda Savio  

                                                              

4. Rifugio FONDA SAVIO- forcella di RINBIANCO (2176- 30’)

Dopo una piccola deviazione dal rifugio (verso il pennone con la bandiera) per godere di una bellissima prospettiva sulle Tre Cime, ci portiamo sulla cresta dove comincia la discesa, ben attrezzata nei tratti più ripidi e franosi, fino al fondo del Cadin del Nevaio.
Di qui a sx in leggera pendenza fino alla forcella di Rinbianco (m.2176) dove s’ incrocia il sentiero 119 che risale dalla valle omonima. E’ la terza e ultima possibilità di scendere a valle interrompendo il percorso.
Non per noi che proseguiamo sul Bonacossa: l’obiettivo ormai è il rif. Auronzo. Qualche postazione di guerra segnala, anche se qui non si è combattuto, la prossimità alla prima linea.

Il passo dei Toci: un crocevia con vista (Tre Cime)  La discesa nel Cadin del Nevaio

 

                                                        Verso forcella di Rinbianco, dal Cadin del Nevaio (1) e di Rinbianco (2)  


5. Forcella di RINBIANCO - rifugio AURONZO (2320- 1,45 h)

E’ l’ultima tappa, nel cuore dei Cadini:  un lungo passaggio in cengia a tagliare le pendici rocciose che guardano la val de Campedèle alla base della Cima Cadin di Rinbianco.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  Forcella di Rinbianco: un altro crocevia Passaggio in cresta, dalla forcella all’inizio della cengia (calata a dx)
 
  Veduta a ritroso :  il sentiero in cengia (in alto a dx).  A sx il Cadin del Nevaio e la val de Campedèle Il sentiero s’inerpica alla base della parete


Aggirata la parete orientale sotto Cima Cadin delle Bisse ci aspetta il tratto alpinistico più rilevante, una salita ripida ma ben attrezzata con funi e scale.
Al termine una serie di passaggi, esposti ma su buon sentiero, portano a una forcelletta, che apre a uno degli spettacoli più grandiosi delle Dolomiti, davanti alle Tre Cime dominanti sopra il Cadin di Longères.
Non a caso è da qui la foto di copertina della guida Berti dedicata alle Dolomiti del Cadore.  Ci sono luoghi e momenti incredibili in cui si fanno foto, come a testimoniare che è tutto vero!

                                                                                                                                             Passaggi tra le rocce
Verso la forcelletta La vista sulle Tre Cime (Cima Ovest, Grande, la Piccola di profilo)

 

Cartoline alpine...       

 

Ora il sentiero attraversa la sommità del Cadin di Longères fino a una paretina che si può aggirare a dx per camminamenti di guerra oppure risalire a sx per costa prativa.

In ogni caso il panorama è meraviglioso, sui Cadini ormai alle spalle e sulle Tre Cime cui ci dirigiamo.  

Il passaggio per forcella Longères  e di qui al rif.Auronzo (m.2320) è come per i ciclisti l’ultima tappa del Tour ai Campi Elisi: una passeggiata di emozioni.

 

 

 

 

  L’attraversamento a monte del Cadin di longeres
                                                                                           Galleria con vista sui Cadini

 

     
Davanti alle Tre Cime, sull’orlo del Cadin di Longères  La maestà delle Tre Cime Il rifugio Auronzo, la discesa

 

IL RITORNO

Come anticipato nell’introduzione, qui finisce il sentiero ferrato Bonacossa, e anche il nostro cammino. A meno che Dolomiti bus abbia esaurito le sue corse e ci tocchi scendere a piedi. Poco male, anzi: ogni rischio nasconde opportunità. In questo caso una piacevole sosta alla malga Rinbianco, o al lago d’Antorno dove si compie la magia del Cadin della Neve che ora ci appare riflesso e tremolante ai nostri piedi. E il ritorno a Misurina, quando il sole si abbassa e il lago si fa specchio meraviglioso. Dicevamo delle fiabe….

   

In conclusione una citazione, dalla guida Berti: “I Cadini, una prodigiosa selva di pinnacoli, torri, campanili, di lame affilate, di guglie ardite, di creste seghettate, che si scagliano contro il cielo come frecce.

Gruppo unico nelle Dolomiti per il gran numero di cime raccolte in una estensione relativamente piccola”.

E una foto, emblematica. 

 



          

                                                          

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I Cadini di Misurina

Fanno parte delle Dolomiti Orientali e sono inseriti nel gruppo riconosciuto come Patrimonio naturale dell’Umanità. Situati nel comune di Auronzo di Cadore, e sovrastano il magnifico Lago di Misurina. Il loro nome deriva dal termine cadorino ciadìn (catino), ovvero circo, vallone, che si riferisce agli elevati avvallamenti estesi all'interno del gruppo. La vetta più alta è la Cima Cadin di San Lucano (2.839 m).

Il Gruppo dei Cadini rappresenta l'estremo stadio dell'evoluzione della roccia dolomitica che si presenta qui profondamente intagliata ed erosa dai ghiacciai e dagli agenti atmosferici a formare una incredibile varietà di torri, guglie, pinnacoli e campanili che fanno da contorno ai bacini e ai canaloni. Questa particolare morfologia che li distingue, consente di attraversare il gruppo da svariate direttrici godendo dello stupendo panorama dolomitico che li circonda.

I Cadini sono percorsi sia dall'Alta Via n. 4 che, provenendo dalle Tre Cime di Lavaredo, passa per il Rifugio Fratelli Fonda-Savio e il Rifugio Città di Carpi, sia dal sentiero attrezzato Alberto Bonacossa che, partendo dalla sponda meridionale del Lago di Misurina, arriva sino alle Tre Cime di Lavaredo.

Il Rifugio Fonda Savio

Il rifugio è intitolato ai tre figli, Piero, Paolo e Sergio morti durante la seconda guerra mondiale, di Antonio Fonda Savio, medaglia d'oro al valor civile per essere stato il capo partigiano di Trieste contro i nazisti il 30 aprile 1945. Antonio fu anche il genero di Italo Svevo. Il rifugio viene inaugurato nel 1963, ammodernato
nel 1994, ampliato nel 2003. E' comunque un piccolo rifugio costruito a 2367 metri al Passo dei Tocci, ai piedi delle imponenti moli della Torre di Wundt (2517m) e della Cima Ciadin dei Toci (2473 m)..
E' uno dei rifugi storici nel territorio di Auronzo e Misurina ed oggi è un perfetto punto di riferimento per tutti i trekking e le vie alpine delle varie destinazioni che rientrano all’interno di questa importante area rocciosa.
Il suo versante più panoramico guarda verso Ovest, lungo i Ciadin dei Toci che si allunga verso il territorio geografico di Misurina con scorci verso il Cristallo e la Croda Rossa, territori all’estremo Nord del Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo.

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    Lago d'Antorno con il Cadin di Misurina e il Cadin della neve che vi si specchiano

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    Rifugio Fonda Savio ripreso con un tele dal Lago di Antorno

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    Il sentiero procede nel bosco. Sullo sfondo il Cadin dei Tocci.

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    Cadin dei Tocci che si eleva dal bosco

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    Le guglie del Cadin dei Tocci

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    Il bosco si fa sempre più rado.

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    Particolare delle guglie dei cadini

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    Vista del punto di partenza al lago di Antorno. Sullo sfondo il monte Piana e il Cristallo.

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    Particolare del Cadin dei Tocci

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    Vista del sentiero che ora si inerpica sulle pendici del Cadin dei Tocci.

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    Si comincia a vedere il rifugio sullo sfondo al Passo dei Tocci

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    Particolare della conca ghiaiosa dei cadini circondata dalle guglie.

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    Visione piu ravvicinata del sentiero in costa e dell'ultimo tratto verso il rifugio

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    Altra vista da lontano del rifugio

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    Particolare dell'ultimo tratto del sentiero lungo il canalino assicurato con corda che porta al rifugio

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    Eccoci sotto al rifugio

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    Il rifugio Fonda Savio

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    Vista dall'alto del rifugio sotto la Torre di Wundt e la cima Ciadin dei Toci

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    La splendida vista dal pennone a fianco del rifugio sulle Tre Cime e sui Baranci.

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    Particolare delle Tre Cime di Lavaredo

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    Fioritura sotto la torre

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    Vista sul Monte Piana e sul Cristallo

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    Arrivo del sentiero Bonacossa dal rifugio Col de Varda

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    Torre del diavolo

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    Arrivo al Lago d'Antorno con il Cadin di Misurina e il Cadin della Neve a destra e il Cadin di San Lucano a sinistra.

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    Le cime del Cadin di Misurina e del Cadin della Neve a destra e dell Cadin di San Lucano a sinistra che si specchiano nel lago d'Antorno.

Il percorso

Dal Lago di Misurina, imbocchiamo la strada delle Tre Cime e una volta superati alcuni tornanti, poco prima di arrivare al Lago Antorno, troviamo sulla destra un piccolo parcheggio (1840m), punto d’inizio del percorso. Seguendo le indicazioni segnavia 115, cominciamo a salire su una comoda carrareccia (normalmente chiusa al traffico) che sale in breve all’ampio Pian dei Spiriti, contornato da una bella popolazione di larici. Si tralasciano le due strade sterrate che partono alla destra, piegando a sinistra in direzione di un grande masso e si comincia la salita su buona traccia di sentiero, che pian piano ci permette di vedere alle nostre spalle la dorsale delle Pale di Misurina, sovrastate dal Monte Cristallino. Davanti a noi, sul lato destro del Ciadìn dei Tóci, che già si vedeva alla partenza, salgono i fianchi erbosi punteggiati di piccoli larici, fino alle pendici rocciose della Punta dei Spiriti.

Superata una passerella in legno, ci dirigiamo verso il bosco, proseguendo sul sentiero 115 intitolato a Dario Favretto (targa su masso). Dopo una prima parte in costante salita, all’ombra del bosco, in corrispondenza del passaggio sotto i cavi della teleferica, si esce allo scoperto, entrando nel suggestivo Ciadin dei Tocci, dove possiamo già ammirare in lontananza il Rifugio Fonda Savio. Passato un breve tratto in piano riprendiamo a salire su fondo ghiaioso misto roccia, portandoci sul fianco sinistro del vallone. Accompagnati dalla vista sulla Forcella del Diavolo, da dove arriva il sentiero Alberto Bonacossa proveniente dal Rifugio Col de Varda, continuiamo a salire fino ad arrivare ai piedi del rifugio. Superato un semplice canalino attrezzato con cordino arriviamo finalmente al Rifugio Fratelli Fonda Savio per una pausa ristoratrice. Il tempo riportato per questo tracciato con un dislivello di oltre 500 metri era di circa 90 minuti. Noi abbiamo impiegato sicuramente di più, ma l'abbiamo affrontato in linea con la nostra filosofia slow.

Il rifugio è piccolo e all'interno gli spazi per i tavoli sono ridotti. I piatti sono gustosi anche se il servizio è molto spartano, ma consono per quello che deve offrire un vero rifugio.
Terminata la pausa ristoratrice all'interno del rifugio, ci godiamo i paesaggi che da qui si possono ammirare e che riguardano importanti cime dolomitiche (Tre cime, monte Piana, Cristallo, Croda Rossa, ecc.).
Per la discesa prendiamo lo stesso sentiero 115 della salita, che ci porta al lago di Antorno. Un'alternativa, ma che richiede la disponibilità dell'attrezzatura per le ferrate, è la discesa attraverso una parte del sentiero Bonacossa (segnavia 117) fino alla forcella di Rimbianco con deviazione a sinistra sul sentiero 119 fino al casello della strada verso il rifugio Auronzo e ritorno al Lago di Antorno sulla strada asfaltata o sul sentiero 101 che la costeggia.

Anche lo stesso lago d’Antorno, punto di partenza e di arrivo di questa escursione per la sua posizione e lo scenario in cui è immerso, offre un panorama suggestivo, utilizzato anche nella fiction RAI “Un passo dal cielo”.

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I Cadini di Misurina

Fanno parte delle Dolomiti Orientali e sono inseriti nel gruppo riconosciuto come Patrimonio naturale dell’Umanità. Situati nel comune di Auronzo di Cadore, sovrastano il magnifico Lago di Misurina. Il loro nome deriva dal termine cadorino ciadìn (catino), ovvero circo, vallone, che si riferisce agli elevati avvallamenti estesi all'interno del gruppo. La vetta più alta è la Cima Cadin di San Lucano (2.839 m).

Il Gruppo dei Cadini rappresenta l'estremo stadio dell'evoluzione della roccia dolomitica che si presenta qui profondamente intagliata ed erosa dai ghiacciai e dagli agenti atmosferici a formare una incredibile varietà di torri, guglie, pinnacoli e campanili che fanno da contorno ai bacini e ai canaloni. Questa particolare morfologia che li distingue, consente di attraversare il gruppo da svariate direttrici godendo dello stupendo panorama dolomitico che li circonda.

I Cadini sono percorsi sia dall'Alta Via n. 4 che, provenendo dalle Tre Cime di Lavaredo, passa per il Rifugio Fratelli Fonda-Savio e il Rifugio Città di Carpi, sia dal sentiero attrezzato Alberto Bonacossa che, partendo dalla sponda meridionale del Lago di Misurina, arriva sino alle Tre Cime di Lavaredo.

Rifugio Città di Carpi

E’ situato poco sopra la conca prativa della forcella Maraia, affacciato a sud verso le Marmarole, il Sorapiss e il Popera, con alle spalle e parzialmente sulla destra, le guglie dei cadini di Misurina. E’ stato inaugurato nel 1970 dalla Sezione del CAI di Carpi e dedicato alla memoria del Capitano Manfredo Tarabini Castellani del Battaglione Pieve di Cadore. La costruzione, ampliata nel 1980 è in muratura su due piani, composta da una sala da pranzo con una capacità di 65 posti interni e 40 posti esterni, cucina, servizi, locale invernale e varie camere per ospitare fino a 32 persone. È normalmente aperto da fine giugno a metà settembre e nei fine settimana invernali. Il rifugio è un posto tappa dell'Alta via n. 4. È anche un punto di partenza per vie ferrate e traversate nel gruppo dei Cadini di Misurina.orcella Maraia

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    Lago di Misurina con il riflesso delle Tre Cime

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    Lago di Misurina con il riflesso del Monte Rudo

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    Vista dalla salita nel bosco verso il Col de Varda

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    Panoramica dal Col de Varda con, da sinistra a destra, il Cristallo e il Cristallino dietro al Popena, il Picco Vallandro, il Monte Piana e la Rocca dei Baranci.

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    Particolare del Monte Piana e del Lago visti dal Rifugio Col de Varda

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    Vista sui Cadini dalla strada forestale

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    La strada forestale attraversa il rado bosco verso il rifugio Città di Carpi

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    Vista sul Sorapiss alla destra del percorso.

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    Vista sulla Cima Maraia e sul Cadin della Neve dal percorso

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    Particolare dei Cadini tra le fronde degli abeti

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    Vista sulle guglie dal bosco di pini mughi

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    Scorcio sui Cadini dal bosco di pini mughi

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    In fondo al sentiero si scorge il rifugio

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    Il rifugio Città di Carpi tra il Cadin della Neve e il Cadin di San Lucano, sullo sfondo

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    Eccoci al rifugio

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    Il Rifugio con alle spalle il Cadin della Neve

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    Tratto dei Cadini con sullo sfondo la Croda dei Toni

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    Zoom sulle cime frastagliate dei cadini

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    Panoramica sul Rifugio Città di Carpi con i Cadini sullo sfondo.

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    Particolare del Cadin di Sal Lucano e della Cima Eotvos

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    Cadin della Neve sulla sinistra e cadin di San Lucano sulla destra

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    Bosco di pini mughi da cui si ergono i cadini.

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    Zoom sulla Croda dei Toni.

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    Panoramica dal rifugio in direzione sud. Da sinistra a destra possiamo ammirare il gruppo delle Marmarole, la cima Belprà al centro e il gruppo del Sorapiss a destra.

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    L'avvio per il rtorno dal rifugio, sulla stessa strada.

Il percorso

Il punto di partenza più comune per raggiungere il rifugio è il lago di Misurina. Già da qui, si possono ammirare alcuni dei simboli delle Dolomiti come le Tre Cime di Lavaredo e il Monte Cristallo che si specchiano nelle acque del lago. Dal lago di Misurina, all’altezza del parcheggio della seggiovia per il Col de Varda, si prende la strada forestale n° 120 che sale a tornanti nel bosco fino a raggiungere un bivio. A destra si procede verso il rifugio Città di Carpi, mentre a sinistra in poche centinaia di metri si raggiunge il Rifugio Col de Varda, che è anche l’arrivo della seggiovia. A piedi o in seggiovia, il Col de Varda è una splendida balconata sul Popena, sul Cristallino di Misurina e sul Monte Piana, che val la pena raggiungere per le splendide foto che vi si possono fare. Il dislivello di questo primo tratto è il più significativo di tutta l’escursione, si va dai 1752 metri del punto di partenza di Misurina ai 2105 del Col de Varda su un percorso di 2,1 Km di strada forestale. Dal Col de Varda si ritorna sui propri passi fino al bivio incrociato in precedenza e si procede sulla strada forestale/sentiero in leggera discesa per circa 2 Km per un dislivello di 150 metri, fino ad una biforcazione del tracciato. A destra il sentiero scende verso Malga Maraia, mentre diritto davanti a noi il sentiero risale in costante facile salita verso il rifugio Cittò di Carpi.

Il sentiero come il rifugio sono esposti a sud e quindi nelle belle giornate si è inondati di sole, parzialmente schermato dagli alberi del bosco, nella prima parte e in pieno sole nell’ultima parte prativa verso il rifugio. Alla nostra sinistra siamo accompagnati dai pinnacoli e dalle guglie dei cadini, mentre alla destra, in lontananza, ci affacciamo in sequenza verso il Sorapiss, le Marmarole e il Popera. Siamo ora alla forcella Maraia e il rifugio è lì poco più in alto sulla sinistra a 2110 m.

Qui l'occhio spazia a 360 gradi dal rifugio che si staglia contro le guglie frastagliate dei Cadini (Cadin della Neve, Cima Eotvos, Cadin di S.Lucano), mentre davanti, in direzione da est a sud vediamo parte del Popera, le rocce delle Marmarole e quelle del Gruppo Sorapiss.  Tutto il percorso dal lago al rifugio, viene dato in circa 2 ore. Noi ci siamo presi tutto il tempo necessario, nella nostra modalità “slow living”, per fruire dell’incantevole panorama che questo percorso ci offriva.

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Il gruppo delle Odle

Il Geisler-alm o Rifugio delle Odle, si trova all’interno del parco naturale Puez Odle nella provincia di Bolzano. Immerso nelle Dolomiti, tra la Val Gardena, la Val di Funes e la Val Badia è diventato negli anni una sorta di icona dei rifugi dolomitici e le sue immagini spopolano sui vari social. Il nome deriva dai principali massici montuosi che lo formano, il gruppo Puez ed il gruppo delle Odle. Il parco è area naturalistica protetta dal 1978 ed è una meta di alpinisti e da chi si dedica a più semplici passeggiate escursionistiche. Si trova in una zona interessante sia dal punto di vista geologico, qui si trovano infatti tutte le rocce tipiche dell’area dolomitica e le varietà dei paesaggi, che spaziano da fitti boschi a pascoli fino a ripide pareti che superano i 3000 metri di altezza, e tutto in un ambito relativamente ristretto.

Il nome è attestato nel 1770 come Geisler Spiz, mentre il termine Odle deriverebbe dalla lingua ladina come traduzione di "aghi", con riferimento alla forma appuntita di molte cime di questo gruppo. Sono costituite principalmente di due catene montuose: le Odle di Eores e quelle di di Funes. Le prime prendono il loro nome dalla frazione Eores di Bressanone e si trovano tra la Val di Funes e la Val di Eores. Le seconde, Odle di Funes, rappresentano le principali cime della catena e si trovano a sud, rispetto a quelle di Eores.
Il gruppo delle Odle è composto da 19 massicci montuosi famosi per essere stati la “palestra” di Reinhold Messner, che da bambino si cimentava nelle sue prime escursioni proprio su queste pareti. Le cime più alte della catena delle Odle sono il Sass Rigais e la Furchetta, che raggiungono entrambe i 3.025 metri.

Come arrivare

Ci si arriva da vari percorsi di lunghezza e difficoltà variabili ma che hanno tutti come punto di partenza il parcheggio della malga Zannes. A questo parcheggio ci si arriva dalla strada della valle che proviene da Santa Magdalena (circa 6 Km dal centro), seguendo le indicazioni per malga Zannes fino all'ampio parcheggio a pagamento della malga (2022 8 euro per vettura). Vista l'alta affluenza di vetture, un semaforo posto alla deviazione per la malga, dalla strada principale, indicherà con il verde, la disponibilità di posti liberi. Soprattutto nel mese di agosto e nei week end, il consiglio è quello di arrivare al mattino entro le 10 per trovare posti liberi e disponibilità per il pranzo presso il rifugio delle Odle.

Dalla malga Zannes, come gia accennato, partono diversi percorsi che hanno come destinazione il rifugio delle Odle, ma anche altri rifugi e malghe della valle che possiamo raggiungere seguendo una segnaletica frequente e ben visibile Noi riportiamo la traccia solo del percorso che abbiamo fatto, ovvero la più breve, che prevede la salita per il sentiero del bosco (segnavia n° 36) e la discesa con la strada forestale (segnavia n°34), il tutto per un tragitto complessivo di circa 9 Km ed un dislivello di circa 400 metri (dai 1636 della malga Zannes ai 1996 del rifugio Odle).

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    Vista delle Odle dalla malga Zannes (partenza)

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    Scorcio sulle Odle dal sentiero nel bosco.

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    Malga Dusler lungo il sentiero 36 del bosco

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    Il rifugio delle Odle nell'immagine classica

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    Scorcio della zona relax di fronte alle Odle

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    Zona relax con le long chaise dietro il rifugio

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    Particolare del rifugio

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    Altra prospettiva della zona attrezzata per godersi il panorama delle Odle

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    Il gruppo delle Odle

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    La malga Casnigo sul fondale delle Odle

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    L'ingresso della balconata attrezzata a zona pranzo

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    Il rifugio delle Odle in vista frontale. Sullo sfondo la zona relax attrezzata.

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    Il gruppo delle Odle che si innalza dietro il bosco.

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    Panoramica sulle Odle dalla Malga Casnigo

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    Altra panoramica sulle Odle dalla Malga Casnigo.

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    Panoramica sul gruppo montuoso dal rifugio delle Odle.

Dal parcheggio, dopo pochi passi in discesa, lungo la strada forestale indicata col n. 33, si gira a sinistra sul percorso n. 36 e si entra in un fitto bosco. Trascorsi circa 40 minuti di camminata, a tratti su sentiero ed a tratti su scalinata formata dalle radici delle piante, gli abeti si aprono verso un prato verde.  Il silenzio scompare e prende il sopravvento il suono dei campanacci delle mucche al pascolo: questo è il segnale che siamo arrivati alla malga Dusler. Sorpassata la malga si entra nuovamente nel bosco, per altri 50 minuti e fino alla fine del percorso, quando il sentiero sbuca sulla forestale ed appare in tutta la sua bellezza lo scenario delle Odle dietro sullo sfondo della conca prativa del Rifugio delle Odle.

Un altro percorso classico per raggiungere questo rifugio è il sentiero di Adolf Munkel, segnavia 35, che si snoda ai piedi delle Odle. La durata del percorso è di circa 3 ore, con un dislivello di 420 metri. Dalla Malga Zannes si imbocca il sentiero numero 6, in direzione Ciancenon/Tschantschenon e si prosegue su una strada sterrata immersa in una fitta boscaglia. Poco dopo si giunge ad un cancello in legno dove troverete un bivio: a sinistra si imbocca il sentiero che porta a Malga Gampen e al Rifugio Genova, mentre a destra inizia il sentiero numero 35, di Adolf Munkel, conosciuto anche come la “via delle Odle”, che procede ai piedi delle ripide pareti rocciose della Furchetta e del Sas Rigais. Il sentiero è molto ben tenuto, con buona segnaletica e tratti di percorso all’ombra del bosco. Il sentiero procede fino alla malga Casnago che si raggiunge da sopra. Il rifugio delle Odle si trova nella stessa conca prativa a circa 200 metri di distanza.

Godiamoci la permanenza

Il Rifugio delle Odle è anche ristorante, con tavoli all’interno e sulla terrazza panoramica all’aperto. E’ sopra la media rispetto ai ristoranti di malga; propone piatti gourmet con prodotti locali e specialità dell’Alto Adige.

Dopo il pranzo, ci si può accomodare sulle long chaise in legno o sulle analoghe "poltrone" di altre fogge disposte dietro il rifugio, di fronte allo scenario delle Odle, che costituiscono una sorta di "area relax", nota anche come "Cinema delle Odle", con vista panoramica sulle imponenti pareti della catena. Senza dubbio, la straordinaria cornice dolomitica che si può fruire dal rifugio delle Odle (ma anche dalla malga Casnigo) costituiscono uno scenario unico che attrae moltitudini di escursionisti italiani e stranieri, richiamati anche dalla popolarità che questi luoghi hanno conquistato sui social.
Infatti la catena montuosa delle Odle, è tra le più belle delle Dolomiti. La sua forma tipicamente frastagliata e il paesaggio alpino circostante rendono uniche queste montagne e ne fanno una meta ricercata.

Per il ritorno al parcheggio della malga Zannes, il percorso più semplice e più breve, (escudendo il sentiero 36 del bosco) è quello della strada forestale, segnavia n° 34, evitando però la variante 34A, che ci porterebbe molto fuori e più in basso, per poi ritornare al parcheggio con tratti in salita.

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