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Distanza: kilometer
Elevazione (min): meter
Elevazione (max): meter

IL PERCORSO

Sentiero segnavia n.117      Difficoltà: EEA, moderatamente difficile 
Per Forcelle... di Misurina (m.2395), del Diavolo (m.2380), di Rinbianco (m.2176), di Longères (m.2288) Dislivello: m.624 (ma occorre tener conto dei numerosi saliscendi)
Rifugi di appoggio... Col de Varda (m.2115) - Fonda Savio (m.2367) – Auronzo (m.2320) Tempo di percorrenza: 5 - 5,30 h a cui aggiungere 1h dal parcheggio del lago a Col de Varda (segn.130) e 1,30 h  da rif.Auronzo al parcheggio
Attraverso i Cadini... della Neve, dei Toci, del Nevaio, di Rinbianco e di Longères. In alternativa: salita in seggiovia, ritorno al lago di Misurina in bus (o autostop).

                           

Il percorso attraverso i Cadini non presenta particolari difficoltà ma la sua lunghezza, il continuo saliscendi, l’esposizione in alcuni tratti, in altri l’instabilità del terreno consigliano adeguato equipaggiamento (opportuno imbrago+casco), preparazione e prudenza. Per ogni evenienza il percorso ha il grande vantaggio di consentire diverse vie di fuga (o di entrata) per ognuno dei Cadini che si attraversa: una flessibilità che si presta a diverse combinazioni, per tutte le esigenze.

Versante ovest: da dx Cadin della Neve, dei Toci, di Rinbianco


I Cadini com’è intuitivo sono ampi avvallamenti a forma di catini (ciadin, nel dialetto locale) aperti a valle e collegati da quegli angusti passaggi tra le rocce che sono le forcelle (forzèle). Nel loro insieme i Cadini di Misurina rappresentano uno dei gruppi dolomitici più spettacolari per la lunga serie di crode, torri e campanili sull’orlo di ghiaioni bianchissimi. Ancora più suggestivi quando affacciano tremolanti nell’acqua increspata del lago.Il lago è una perla che, nonostante i danni portati da un’antropizzazione eccessiva, non ha perso la sua magia, coi suoi tanti riflessi quanti i boschi e le cime che lo circondano, cangianti secondo luce e stagioni. Un paesaggio fiabesco, e infatti non mancano fiabe e leggende sull’origine di tanta bellezza: lo specchio delle Fate, la principessa Misurina, le lacrime del re Sorapiss…. Si è quasi tentati di credere.
Certo non è da fiaba l’assalto mordi e fuggi dei mesi estivi. Allora è meglio andar per Cadini….

Per avere un’idea di quel che ci attende ecco una panoramica dei Cadini da attraversare  lungo il sentiero Bonacossa, ripresi da altre angolazioni in giornate diverse.   Come si vede occorrono più foto a testimoniare la lunghezza, varietà e bellezza del percorso: una entusiasmante cavalcata a tappe.

     Versante est : Cadin del Nevaio e val di Campedelle 

LE TAPPE

 1. Rifugio COL DE VARDA (2115)- forcella MISURINA (2395),  45'

Una confessione: siamo saliti al Col de Varda in seggiovia, risparmiando 359 m. di dislivello. Ne vale la pena, per quel che ci aspetta….
Un caffè al rifugio ormai storico (la stessa famiglia da più di 50 anni, una garanzia) e via, si parte.

 

 

 

 

  Al Col de Varda (2115m.), davanti al Cristallo. Una partenza dolce..

Il sentiero 117 taglia le ghiaie sotto la Cima Cadin di Misurina fino alla prima tappa, la forcella Misurina  (2395m.).
Tutto ben visibile, con difficoltà (relativa) solo nell’ultimo tratto quando il sentiero s’inerpica rasente le rocce lungo un canalone detritico comunque ben assistito da cavo metallico fino alla forcella.

 

 

.  Prima tappa: da Col de Varda alla forcella Misurina 


2. Forcella MISURINA - Forcella del DIAVOLO (2380)  1,30 h

Come succede in ogni forcella, la vista si sdoppia: cambia la scena. Alle spalle il percorso fatto, davanti uno scenario tutto nuovo di crode e campanili (anche le Tre Cime sullo sfondo).

In basso il Cadin della Neve.

Cambia la scena, non lo spettacolo. Qualche foto e già con lo sguardo si prepara la discesa.

 

 

 

 

                                           Sali-scendi da forcella Misurina

 

La discesa verso il Cadin della Neve (2250m.) è piuttosto ripida e insidiosa, attrezzata nei punti più esposti fino a incrociare a fondovalle il sentiero 118 che sale dal lago verso la forcella della Neve.  
  Il sentiero 118, verso la forcella della Neve   
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Il 117 continua sul versante opposto in direzione forcella del Diavolo. Salita faticosa, agevolata da scalette e corde quando il sentiero si stringe tra  pareti incombenti sotto la Cima Cadin di Nord Ovest e la svettante Torre del Diavolo. 
                               Il sentiero Bonacossa (117) verso forcella del Diavolo 

 

 
  Torre Leo e torre del Diavolo, sulla forcella omonima

Il passaggio in forcella è pura emozione. Incredibile la vista in una direzione e l’altra: quella a ritroso sul Cadin della Neve e il suo tridente di guglie è spettacolare, ma lo scenario che abbiamo davanti è da togliere il fiato.
Siamo sul bordo di un altro Cadin (dei Tòci), quello che risale dal lago d’Antorno verso il Fonda Savio.
Ma oltre il catino c’è il mondo, una sfilata di dolomiti da riempire un libro, di montagna e non solo, se pensiamo alla Storia, col monte Piana prospiciente. L’ossimoro delle Dolomiti: un teatro di guerra in paesaggio da fiaba.

Difficile da descrivere quel che si vede, soccorrano le foto.
    Il tridente di guglie del Cadin della Neve, i giochi di luce

 

  
 In primo piano la Torre di Wundt e la catena che sovrasta il Cadin dei Tòci …    Il monte Piana, per ricordare  
Alle spalle incombono le Tre Cime…. 
  …. il resto è un meraviglioso corollario.  


3. Forcella del DIAVOLO- rifugio FONDA SAVIO (2367- 45’)       
    

La discesa ripida e su terreno spesso instabile merita attenzione e prudenza. Verso il fondo del canalone si passa sul versante dx attraversando un nevaio spesso presente anche in estate per risalire tra grandi massi alla base del Pianoro dei Tòci. Aggirato lo sperone il rifugio Fonda Savio è poco più sopra, visibile.  

   
Dal rifugio una nuova luce e prospettiva (a ritroso) invita a nuove foto: è il bello della montagna, pur uguale ma sempre diversa.
  Da sinistra il Torrione Alvise e Castello Incantato, Pianoro dei Toci, Forcella e Torre del Diavolo La Torre del Diavolo, la discesa dalla forcella
Il Rifugio Fonda Savio (m.2367). Se per qualunque ragione s’intendesse interrompere la traversata, questa è l’occasione. Siamo a metà strada (circa) e un comodo sentiero (115) ci può riportare a valle. In ogni caso una sosta è opportuna: qui c’è storia, cucina e scenari meravigliosi, in posizione straordinaria tra il Cadin dei Tòci e il Cadin del Nevaio con relativo corredo di cime, vie di accesso e traversate. Tante buone ragioni per dedicare al rifugio un capitolo a parte: per questo rimandiamo a Vivislow- Rifugio Fonda Savio.  
Rifugio Fonda Savio  

                                                              

4. Rifugio FONDA SAVIO- forcella di RINBIANCO (2176- 30’)

Dopo una piccola deviazione dal rifugio (verso il pennone con la bandiera) per godere di una bellissima prospettiva sulle Tre Cime, ci portiamo sulla cresta dove comincia la discesa, ben attrezzata nei tratti più ripidi e franosi, fino al fondo del Cadin del Nevaio.
Di qui a sx in leggera pendenza fino alla forcella di Rinbianco (m.2176) dove s’ incrocia il sentiero 119 che risale dalla valle omonima. E’ la terza e ultima possibilità di scendere a valle interrompendo il percorso.
Non per noi che proseguiamo sul Bonacossa: l’obiettivo ormai è il rif. Auronzo. Qualche postazione di guerra segnala, anche se qui non si è combattuto, la prossimità alla prima linea.

Il passo dei Toci: un crocevia con vista (Tre Cime)  La discesa nel Cadin del Nevaio

 

                                                        Verso forcella di Rinbianco, dal Cadin del Nevaio (1) e di Rinbianco (2)  


5. Forcella di RINBIANCO - rifugio AURONZO (2320- 1,45 h)

E’ l’ultima tappa, nel cuore dei Cadini:  un lungo passaggio in cengia a tagliare le pendici rocciose che guardano la val de Campedèle alla base della Cima Cadin di Rinbianco.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  Forcella di Rinbianco: un altro crocevia Passaggio in cresta, dalla forcella all’inizio della cengia (calata a dx)
 
  Veduta a ritroso :  il sentiero in cengia (in alto a dx).  A sx il Cadin del Nevaio e la val de Campedèle Il sentiero s’inerpica alla base della parete


Aggirata la parete orientale sotto Cima Cadin delle Bisse ci aspetta il tratto alpinistico più rilevante, una salita ripida ma ben attrezzata con funi e scale.
Al termine una serie di passaggi, esposti ma su buon sentiero, portano a una forcelletta, che apre a uno degli spettacoli più grandiosi delle Dolomiti, davanti alle Tre Cime dominanti sopra il Cadin di Longères.
Non a caso è da qui la foto di copertina della guida Berti dedicata alle Dolomiti del Cadore.  Ci sono luoghi e momenti incredibili in cui si fanno foto, come a testimoniare che è tutto vero!

                                                                                                                                             Passaggi tra le rocce
Verso la forcelletta La vista sulle Tre Cime (Cima Ovest, Grande, la Piccola di profilo)

 

Cartoline alpine...       

 

Ora il sentiero attraversa la sommità del Cadin di Longères fino a una paretina che si può aggirare a dx per camminamenti di guerra oppure risalire a sx per costa prativa.

In ogni caso il panorama è meraviglioso, sui Cadini ormai alle spalle e sulle Tre Cime cui ci dirigiamo.  

Il passaggio per forcella Longères  e di qui al rif.Auronzo (m.2320) è come per i ciclisti l’ultima tappa del Tour ai Campi Elisi: una passeggiata di emozioni.

 

 

 

 

  L’attraversamento a monte del Cadin di longeres
                                                                                           Galleria con vista sui Cadini

 

     
Davanti alle Tre Cime, sull’orlo del Cadin di Longères  La maestà delle Tre Cime Il rifugio Auronzo, la discesa

 

IL RITORNO

Come anticipato nell’introduzione, qui finisce il sentiero ferrato Bonacossa, e anche il nostro cammino. A meno che Dolomiti bus abbia esaurito le sue corse e ci tocchi scendere a piedi. Poco male, anzi: ogni rischio nasconde opportunità. In questo caso una piacevole sosta alla malga Rinbianco, o al lago d’Antorno dove si compie la magia del Cadin della Neve che ora ci appare riflesso e tremolante ai nostri piedi. E il ritorno a Misurina, quando il sole si abbassa e il lago si fa specchio meraviglioso. Dicevamo delle fiabe….

   

In conclusione una citazione, dalla guida Berti: “I Cadini, una prodigiosa selva di pinnacoli, torri, campanili, di lame affilate, di guglie ardite, di creste seghettate, che si scagliano contro il cielo come frecce.

Gruppo unico nelle Dolomiti per il gran numero di cime raccolte in una estensione relativamente piccola”.

E una foto, emblematica. 

 



          

                                                          

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